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Seconda visione a c. di G. Pellecchia |
(The 13th Warrior, 1999, regia di John McTiernan)
Il principale motivo di interesse del film consiste nella possibilità di leggervi, in trasparenza, alcune fra le principali tendenze dell'industria cinematografica statunitense (vulgo: Hollywood). La trama è quella del film d'avventura di ambientazione medievale. Un villaggio vichingo è minacciato da una misteriosa e crudele popolazione che vive nelle grotte. Per salvarlo dalla minaccia vengono chiamati tredici guerrieri (selezionati tramite "oracolo") che, ovviamente, riescono nel compito loro assegnato.
Domanda: come rendere il film "al passo coi tempi" e assicurargli un mercato il più ampio possibile? Risposta: inserendo nel drappello dei tredici un poeta arabo della corte di Bagdad, utilizzando un repertorio da film horror - il "popolo delle caverne" e le sue pratiche, le teste mozzate (vero tormentone dopo Highlander, e Il mistero di Sleeepy Hollow) - e ricorrendo all'ironia. Un ulteriore elemento rivelatore, per quel che riguarda la politica di diffusione del film, è la carta geografica che viene mostrata nelle sequenze iniziali in cui la complessità geopolitica di quel tempo (X secolo circa) viene semplificata in due sole aree: "Europa" e "Italia". Vanno inoltre evidenziati altri due aspetti di un certo interesse. Un espediente narrativo molto comune, e sempre "accattivante", è quello di far condividere una stessa avventura a due soggetti aventi carattere ed abitudini diverse. Si tratta di un' "espediente" che , in questo film, potrebbe indurre lo spettatore a riflettere su un Medioevo variegato geograficamente e socialmente, nonché sui rapporti intercorrenti fra tali "mondi medievali". Nel film, infatti, in una tipica area di "incroci" (commerciali, bellici, ecc.) qual'è quella del Mar Nero, un individuo di religione islamica, di cultura raffinata e di altrettanto raffinati ambienti (la corte di Bagdad) entra in relazione con un gruppo di vichinghi (in quella zona per predare o commerciare) dalle abitudini rozze e dalla religione che potremmo genericamente definire "animistica". Purtroppo questo spunto si risolve in un incontro, dai risvolti anche comici, fra un arabo snob e una banda di vichinghi venuta fuori dai fumetti Hagar the horrible, di Chris Browne.
Il secondo aspetto è rintracciabile nel tentativo di evidenziare la compresenza di lingue differenti e, al tempo stesso, le modalità tese a favorire la comunicazione fra i diversi ambiti linguistici (e culturali, ovviamente) attraverso l'adozione di lingue a più larga diffusione quali, ad esempio, il greco ed il latino. Anche in questo caso, però, si resta nell'alveo delle buone intenzioni. Infatti, il cavaliere arabo (il 13° cavaliere) ascolta attentamente i vichinghi e, grazie a tale full immersion rapidissima, ne impara la lingua. Mossa astuta: si elimina rapidamente il "multilinguismo" e si permette alla storia di proseguire spedita.
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©2004 Gaetano Pellecchia