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Il castello delle ombre a cura di Vito Attolini |
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EMILIA COSTANTINI
Una scena del tv-movie Chiara e Francesco
«Perché dovrei avere paura dei saraceni?». «Perché una crociata è troppo pericolosa per un frate! E poi, che possiamo fare noi in mezzo a crociati e saraceni che si scannano?». «L’hai detto tu. Ci mettiamo in mezzo». È il dialogo tra san Francesco e il fedele compagno Illuminato. Nel maggio 1219, il frate di Assisi salpa da Ancona alla volta della Terra Santa, dove impazza la guerra tra i crociati cristiani e i cosiddetti «infedeli»: una guerra apparentemente di religione, che cela ben altri motivi di interessi mercantili. Ma Francesco, senza armatura, col saio e i sandali ai piedi, intraprende un lungo viaggio per incontrare l’Islam: molto prima di altri, aveva capito l’importanza del dialogo tra religioni, contro la violenza e la sopraffazione. Nel racconto di questa missione come «cavaliere di pace», sta l’attualità del nuovo tv-movie Chiara e Francesco, prodotto da Lux Vide per Rai Fiction con la regia di Fabrizio Costa, in onda in due puntate su Raiuno probabilmente il 4 ottobre 2007 (in occasione della festa del santo): dopo tanti film per il grande e piccolo schermo, per la prima volta viene messo in risalto questo aspetto del messaggio evangelico del poverello di Assisi. Un aspetto talmente attuale, che la rivista dell’ordine dei francescani, «San Francesco patrono d’Italia», nel prossimo numero in edicola a marzo conterrà una serie di articoli scritti in arabo e, in accordo con il ministero della Pubblica Istruzione, sarà distribuita in tutte le scuole italiane. «Ma non basta — aggiunge il direttore della rivista padre Enzo Fortunato — nelle stesse pagine lanceremo anche un appello a Franco Zeffirelli: che fine ha fatto il suo progetto, annunciato tempo fa, di realizzare il seguito del suo celebre film Fratello sole, sorella luna, proprio per raccontare il viaggio di Francesco in Oriente?». Mary Petruolo ed Ettore Bassi nel film Capita dunque a proposito la fiction, di cui sono protagonisti Ettore Bassi e Mary Petruolo (nel ruolo di Chiara). Sottolinea il produttore Luca Bernabei: «La parte più innovativa della miniserie è proprio il viaggio in Terra Santa e l’incontro del santo con il sultano d’Egitto Melek El Kamel. Questo avvenimento, mai descritto prima, mette in luce le straordinarie capacità del frate nel dialogare con i nemici saraceni in tempo di crociata. La sua capacità di tendere la mano verso l’altro può essere d’esempio, in questo tempo in cui i rapporti tra le diverse religioni stanno attraversando un periodo di difficoltà. Non a caso Assisi è diventata il centro mondiale dell’incontro interreligioso». L’incontro del santo con il sultano d’Egitto nel ciclo di affreschi della Basilica di Assisi L’incontro con il sultano è rappresentato anche da Giotto nel ciclo di affreschi della Basilica di Assisi. Osserva padre Coli, custode della Basilica: «Testimonia gli ideali e i valori di Francesco». Aggiunge padre Enzo: «Nella cappella delle reliquie è custodito il corno d’avorio che il sultano regalò al santo, per ricordare il loro incontro, che si aprì con la diffidenza e il timore, per concludersi con la stima e l’amicizia reciproche». L’atteggiamento di San Francesco è dunque pro-Islam? Risponde lo storico Franco Cardini, che è stato consulente della fiction: «È senza dubbio pro-Islam, nella misura in cui l’Islam è espressione dell’uomo e della volontà di Dio. Francesco conosce poco il mondo islamico, ma ne è un simpatizzante: da ragazzo aveva frequentato la letteratura cavalleresca e si era appassionato alla leggenda del Saladino e alle vicende di un popolo di guerrieri coraggiosi e generosi. Ma da questo a fare di Francesco un pacifista "girotondino" ce ne corre. Certamente era contro la violenza, ma non contro le crociate, volute dal papa. E, come cristiano del dodicesimo secolo, pensava ai musulmani come a gente che doveva essere convertita, sia pure non con le armi. Egli va dal sultano in veste di chierico, per testimoniargli cosa significhi essere cristiano e ai suoi confratelli dirà in seguito: "Andate tra i saraceni come pecore tra i lupi", dove "lupi" sta per uomini duri, selvaggi e non cattivi». Intanto, vicino Gubbio, si gira in questi giorni proprio la scena del confronto tra Francesco e il lupo. Avverte Bassi (l’attore che nel 2000 fu scelto come anchorman della Giornata mondiale della Gioventù accanto a papa Wojtyla): «Non è un "verde-ecologista", ma un uomo dotato di talento carismatico, con cui riesce ad addomesticare uomini e animali. Francesco ha il dono della leadership, ha una personalità da cavaliere, che prima della conversione espleta anche con l’uso delle armi, poi attraverso la parola di Dio. Ma è un uomo normalissimo: il suo misticismo non è follia, fascinazione da invasato, ma è essenza spirituale». Concorda il regista: «È pacificatore di genti e ciò spiega il motivo per cui Assisi è assurta a simbolo di pace nel mondo». Un messaggio incomprensibile per il padre di Francesco, il mercante Pietro di Bernardone (interpretato da Lando Buzzanca): «La mentalità di un mercante di quell’epoca — dice l’attore — non poteva neanche lontanamente accettare l’idea di un figlio che, per amore del prossimo, si spogliasse di tutto». Conclude Angela Molina, nel ruolo della madre Pica: «Francesco è un poeta dello spirito. La sua verità di amore e fratellanza conforta l’animo ancor più oggi, nel difficile momento storico che sta vivendo il mondo, di allora».
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2007 - L'articolo è apparso sul «Corriere della sera» del 21/02/2007, pagina 45