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                   Il castello delle ombre   Recensioni, articoli, saggi sui film sul Medioevo o di "atmosfera" medievale     a cura di Vito Attolini

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SILVIA BIZIO

    

  

Esce a maggio negli Usa e in Italia il film sullo "scontro di civiltà" del XII secolo, preceduto da polemiche. Parla Ridley Scott. «Il mio kolossal di pace». Film da 150 milioni di dollari sulla tolleranza e su due leader, Saladino e Baldovino, che decidono di trovare un accordo.

Dopo aver resuscitato, per un momento almeno, il genere peplum con Il gladiatore, il regista inglese Ridley Scott affronta un altro sanguinoso capitolo storico con Le Crociate (Kingdom of Heaven il titolo originale). In uscita il 6 maggio sugli schermi americani e italiani, il film di due ore e 27 minuti - un bel taglio rispetto alla versione di quattro ore che Scott ancora spera di poter portare sullo schermo - è un'enorme produzione da 150 milioni dollari girato tra Spagna e Marocco con un cast che comprende Orlando Bloom, Liam Neeson, Jeremy Irons ed Eva Green.

Il film segue le avventure del giovane francese Balian di Ibelin (Bloom) che, con la famiglia, ha perso la fede: le guerre religiose nella lontana Terra Santa lo attraggono e ripugnano allo stesso tempo. è un segno del destino quando incontra il famoso cavaliere Godfrey di Ibelin (Neeson). Rivelatosi padre di Balian, modesto fabbro, Godfrey insegna al figlio il codice d'onore del cavalierato e lo porta con sé a Gerusalemme.

Qui, nel periodo tra la seconda e la terza Crociata, una fragile pace si è stabilita fra il re cristiano Baldovino IV (il cui volto deformato dalla lebbra è nascosto dietro una maschera), il suo consigliere Tiberias (Irons) e il condottiero musulmano Saladino (l'attore e regista siriano Ghassan Massoud).

Fanatismo, avidità e gelosia fra i crociati minacciano di compromettere la tregua. Toccherà proprio a Balian mettersi alla loro guida per combattere i musulmani. Eva Green (già protagonista di The Dreamers di Bertolucci), interpreta la giovane principessa Sibylla, sorella del re Baldovino, che s'innamora, ricambiata, di Balian nonostante il matrimonio d'interesse con un barone.

Il film non è ancora uscito ma già fioriscono le polemiche: l'autore James Reston ha fatto causa a Scott e alla 20th Century Fox accusandoli di aver copiato il suo libro Warrior of God, soprattutto il primo capitolo, intitolato «Kingdom of Heaven». Scott nega le accuse: «Perché con tutta l'abbondanza di materiale disponibile avremmo dovuto rubarlo a lui?».

Crede che il suo film sarà contestato?

«Certamente, per colpa dei giornali. Il 98 per cento di quelli che criticano il film non l'ha visto, né conosce la storia. Quando vedi il film capisci che tante critiche non hanno ragione di esistere. Al contrario, credo che avrà un effetto "balsamo": perché affronta il rapporto fra due contendenti che alla fine troveranno un punto d'incontro».

Si è parlato di minacce di morte durante le riprese. Tutte falsità?

«Assolutamente. è solo la stampa scandalistica a parlarne. Mi vien voglia di fare un film su questa brutta razza di giornalismo. Tutto inventato: bugie, bizzarrie di gente che si parla via Internet perché non ha di meglio da fare nella vita. Al contrario, durante le riprese avevo il problema quotidiano di arrivare sul set fra mille marocchini felici di lavorare per me e desiderosi di manifestarmelo. Ne abbiamo assunti duemila tra comparse e maestranze varie, e loro apprezzavano il lavoro. Erano semmai preoccupati di quello che avrebbero fatto una volta finite le riprese».

Sul New York Times il professore della Ucla, Khaled Abu el-Fadi, ha sostenuto che il film spingerà la gente a odiare i musulmani, rappresentati secondo i soliti stereotipi.

«Khaled mi ha chiesto scusa una settimana fa, arrivando a ringraziarmi dopo essersi convinto che il film potrebbe avere un effetto pacificatorio. è stato molto dolce. Anche lui, come tanti altri, ha sentito che da parte mia c'era il desiderio di capire, mostrando i due lati della questione».

Non ha pensato di girare in Israele?

«No, non si può filmare da quelle parti, sarebbe come fare un film sugli antichi romani a Roma. Non puoi ignorare le antenne tv. Abbiamo ricostruito un modello di Gerusalemme in Marocco, dove ho girato altri tre film. Mi sento a casa in quel paese».

Non ha timori dopo aver visto i risultati al botteghino di
Alexander?

«No, non ho visto nessuno dei film "storici" di questo periodo, sono stato molto impegnato in quest'ultimo anno».

Le Crociate dura 2 ore e 27 minuti.
è vero che ne avrebbe voluto una versione più lunga?

«Ne farò una di quasi quattro ore in dvd, ma non si può fare un film troppo lungo per il cinema: c'è un limite alla tolleranza del pubblico. Dopo due ore e mezzo comincia a stancarsi».

Ha incontrato difficoltà girando?

«Muovere torri alte 15 metri da 17 tonnellate per le scene di attacco a Gerusalemme. E poi la complessità delle scene di battaglia: io predispongo ogni movimento di cinepresa su storyboard prima di girare, ma ci sono stati giorni in cui seguivo i movimenti di 5 cineprese su 11 monitor con play back su tutte le 5 inquadrature. Avrei potuto fare molto di più digitalmente, ma la tecnologia costa cara e richiede più tempo che girare le scene dal vivo».

Il film contiene un messaggio?

«Sì, quello della tolleranza. In tanti si sorprenderanno nello scoprire un uomo come Saladino che è sempre stato rispettato sia dai musulmani che dagli europei. Ancora in questo secolo l'Islam ha tentato di emularlo, perfino Saddam desiderava essere paragonato a lui».

Spera che il film sia interpretato come una metafora contemporanea?

«Non posso non augurarmelo. La guerra a volte serve per mantenere la pace, e questo film - che non è un documentario, voglio precisarlo - mette l'accento più sulla pace che sulla guerra. Due leader che non hanno alle spalle fazioni o comitati o parlamenti, due uomini che decidono in proprio il destino dei loro popoli, fanno pensare alla dittatura. Ma questi due hanno deciso di trovare un accordo di pace».

Lei tiene a ricordare che nel 2000 papa Giovanni Paolo II ha condannato le Crociate.

«Ha chiesto scusa per la prima Crociata, quella di Urbano II. All'epoca l'Europa versava in terribili condizioni sociali e religiose, e quello fu quasi un modo di dare alla popolazione europea una distrazione. Pura propaganda: andate a sud, riconquistatevi la vostra vita. Andate nella Terra Santa, riprendetela agli infedeli. Quegli stessi che danno a noi degli infedeli».

Si risolverà il conflitto fra musulmani e cristiani?

«Io sono ottimista. Pensi a Giovanni Paolo II: è stato incredibile vedere tanti giovani affollarsi a Roma per assistere al funerale di un papa considerato conservatore. Cosa significa? Che la giovane generazione sta cercando qualche altra cosa. Cerca un senso di solidarietà spirituale da opporre al nulla che sente dentro di sé».

Lei è credente?

«Agnostico, direi».

Silvia Bizio

    

Il film

  La recensione di Vito Attolini

Vito Attolini - Raffaele Licinio, Le Crociate di Ridley Scott. Miniforum tra uno storico e un critico cinematografico

  Franco Cardini, Scott alle crociate: scontro di civiltà?

Serena D'Arbela, A proposito delle Crociate di Ridley Scott

  LE ALTRE RECENSIONI: Pasquale Bonfitto, Le Crociate

LE ALTRE RECENSIONI: Marco Cortese, Le Crociate

LE ALTRE RECENSIONI: Giuseppe Losapio, Le Crociate

 

  

   © 2005 Silvia Bizio, da «la Repubblica», 12/4/2005

    


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