Ambasciatori: «...Le orecchie che dovrebbero darci ascolto non
possono più sentire che i suoi ordini sono stati eseguiti, che
Rosencrantz e Guildestern sono morti» (Shakespeare,
Amleto, V, 2).
Così gli ambasciatori danesi al loro ritorno dall'Inghilterra. Le
orecchie cui fanno riferimento sono quelle di Claudio, re di
Danimarca, ucciso da Amleto. In realtà, il defunto sovrano non ha
mai ordinato di uccidere Rosencrantz e Guildenstern. L'ordine di
Claudio era, invece, di uccidere Amleto ed era stato scritto su una
lettera che i due avrebbero dovuto recapitare al re d'Inghilterra e
quest'ultimo, in quanto vassallo del re di Danimarca, eseguire tale
ordine. Ma Amleto, durante il viaggio verso l'Inghilterra, scopre la
lettera e la sostituisce con una falsa, scritta da lui, in cui si
ordina di uccidere Rosencrantz e Guildestern.
Nell'Amleto
di Shakespeare, Rosencrantz e Guildestern sono due vecchi amici di
Amleto chiamati da Claudio affinché scoprano cosa ci sia all'origine
dell'atteggiamento strano che, dalla morte del padre, caratterizza
Amleto. In seguito al complicarsi della vicenda, poi, i due vengono
incaricati da Claudio di accompagnare Amleto in Inghilterra.
Rosencrantz
e Guildestern, dunque, sono due personaggi dell'Amleto di
Shakespeare. Tom Stoppard, valente commediografo e sceneggiatore, in
questo film, li ha elevati al rango di protagonisti assoluti. Così
facendo, cos'è che Stoppard ha voluto evidenziare? Riteniamo che la
risposta a questa domanda costituisca la chiave interpretativa del
film.
Si è
accennato, qualche riga sopra, al ruolo svolto da Rosencrantz e
Guildestern nell'Amleto. Cerchiamo di definirlo meglio, non
senza aver ricordato, prima, che Amleto li convince a svelargli il
motivo della loro presenza a Elsinore fin dal loro primo incontro. E
dunque: amici di Amleto e fedeli al re. Sinceramente amici di Amleto
e devotamente ubbidienti a Claudio, in quanto re di Danimarca. Essi
sono tra due fuochi, "ingenuamente", verrebbe da dire. Infatti, è
senza alcun atteggiamento ingannevole o doppiogiochista che essi
cercano di capire l'origine del male di Amleto. Ed è con sincerità
che essi ubbidiscono all'ordine del re di accompagnare Amleto in
Inghilterra.
Si badi, in
proposito, che il re affida loro una lettera di credenziali da
consegnare al re d'Inghilterra, ma non dice ai due che nella lettera
vi è l'ordine di uccidere Amleto. Sia il re che Amleto sanno che dei
due ci si può fidare, ma fino a un certo punto. Amleto sa che essi
"lavorano" per conto del re (sia pure senza fare il doppio gioco),
quanto basta perché egli non veda più in loro degli amici di cui
fidarsi ma solo dei vecchi compagni d'occasione che come tali vanno
trattati e, infine, usati. Claudio sa che di loro si può fidare, ma
sa anche che essi saranno sempre leali con Amleto: di qui la
consegna della lettera senza l'informazione relativa al contenuto.
Questi, in
sintesi, il ruolo e la condizione di Rosencrantz e Guildenstern nel
dramma shakespeariano, che Stoppard non trascura - esplicito è uno
dei dialoghi finali tra i due - ma vi aggiunge e privilegia la
dimensione di "indagatori" delle stranezze di Amleto. Il principe
viene così studiato dai suoi due vecchi amici in base alle
attitudini di costoro: analitico, razionale e "svagato" Rosencrantz,
pragmatico e "impulsivo" Guildenstern.
Il film,
allora, è una rappresentazione dell'Amleto da un particolare
punto di vista, quello della singolare "indagine" su Amleto
condotta da Rosencrantz e Guildenstern. La vicenda si sviluppa
attraverso il continuo intrecciarsi fra tale indagine e le scene
canoniche dell'Amleto: Rosencrantz e Guildenstern, infatti,
"entrano" ed "escono" dalle scene dell'Amleto. I momenti di
coincidenza sono quelli che nel testo di Shakespeare prevedono la
presenza di Rosencrantz e Guildenstern, oltre ad alcuni momenti
topici (uccisione di Polonio, ecc.). Il film, quindi, si configura
come una sorta di "viaggio intorno ad Amleto" costituito dal punto
di vista di Rosencrantz, da quello di Guildenstern e da quello della
corte di Elsinore. Più in generale, si può dire che Stoppard,
utilizzando il grimaldello dell'indagine di Rosencrantz e
Guildenstern, abbia cercato di penetrare il mistero e il fascino del
personaggio Amleto che da secoli ossessiona attori, registi e
critici letterari.
A Stoppard vanno riconosciuti alcuni meriti. In primo luogo una
grande abilità nella scrittura: basti pensare ai dialoghi del film
che non seguono il testo shakespeariano, ma sono perfettamente
adeguati allo stile di Shakespeare. In secondo luogo il fatto di
aver dotato i due protagonisti di personalità differenti e
credibili. Per inciso: nel film, Amleto scopre l'esistenza della
lettera in cui lo si condanna a morte grazie al carattere impulsivo
di Rosencrantz. Da ultimo, una sapiente direzione degli attori ed
una grande conoscenza ed utilizzazione del teatro e delle sue
tecniche, che sullo schermo si producono in sequenze di sicuro
interesse come, ad esempio, la "partita a tennis" fra Rosencrantz e
Guildenstern, la rappresentazione del dramma di Gonzalo davanti ai
contadini, ecc.
Ci sembra però di individuare i limiti del film nel non riuscire ad
indagare in profondità Amleto, a causa di dialoghi che, pur di
ottima fattura, risultano spesso compiaciuti e superficiali e
nell'eccessivo gioco di specchi fra realtà e finzione, che, pur
presentando momenti di grande efficacia, dilata oltre misura il
modello e che trova il suo apice in un finale in cui i due
protagonisti sono impiccati dalla compagnia di attori. Una scelta
discutibile alla luce di quanto i protagonisti e gli attori hanno
detto e fatto durante il film. insistiamo ancora sul finale perché
proprio tali sequenze mostrano il carro degli attori che si avvia
lungo il pendio di un monte: ci sembra una citazione a contrario del
Settimo
sigillo
di Bergman.
In quel
film sono gli attori a scampare dalla morte e ad assistere ad una
"danza macabra" lungo il crinale di un monte. Qui sono gli attori
che provocano la morte. Infine ci pare che una certa staticità,
danneggi il film, retaggio, forse, della sua origine teatrale (Rosencrantz
e Guildenstern sono morti è una commedia di Stoppard) e questo
nonostante i dialoghi veloci, gli intelligenti cambi di scena ed
alcuni accorgimenti usati durante le riprese ed il montaggio. Allo
stesso modo, molte scene risultano asfittiche: il fatto che la
pellicola sia stata girata in un castello (in quanto ambiente
chiuso) influisce spesso in maniera negativa.
Non possiamo chiudere questo articolo senza aver elogiato gli
attori, in particolare Tim Roth, Gary Oldman e Richard Dreyfus.
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