Il castello delle ombre a cura di Vito Attolini |
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Le recensioni di Vito Attolini |
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TRISTAN & ISOLDE
Interpreti: Sophia Miles, James Franco, Rufus Sewell – GB-USA, 2006
Della più passionale storia d’amore tramandata fin dal lontano Medioevo e motivo ispiratore di alcuni grandi capolavori (Wagner soprattutto) il film di Reynolds cerca di risalire alle fonti, alle radici del lontano passato, inserendo l’amore dei due protagonisti nel più vasto contesto storico dell’Inghilterra dei “secoli bui”, come dice la didascalia iniziale. Reynolds come regista, e Ridley Scott come produttore, fra altri, hanno qualche dimestichezza con il Medioevo, l’uno avendolo rivisitato con molte licenze storiche nel suo Robin Hood principe dei ladri, l’altro come autore del recente e storicamente più attendibile Le crociate. All’incirca sugli stessi principi spettacolari si fonda anche quest’ultima versione della storia d’amore di Tristano e Isotta, raccontata senza quella intensa passionalità che forse gli spettatori si aspetterebbero e con un occhio più attento al contesto in cui la loro vicenda si colloca, evidentemente più generosa di spunti d’azione, quali sono, in definitiva, quelli cui il film tende. I secoli bui sono quelli dell’alto Medioevo, successivi alla caduta dell’Impero romano, nell’Inghilterra frammentata in molte comunità politiche autonome e con il pericolo sempre incombente della vicina e ben più aggressiva Irlanda, che i Romani non riuscirono mai a piegare. Il progetto di re Clarke (Rufus Sewell, il migliore fra gli interpreti del film) di unificare sotto un'unica sovranità le molteplici tribù disseminate nel territorio, per far fronte comune alle scorrerie degli irlandesi, trova concordi i rispettivi capi. Ed è con un’improvvisa invasione dei vicini guerrieri irlandesi che
si apre il film, col piccolo nipote del re, Tristano, la cui madre era morta nel
metterlo alla luce, che vede soccombere suo padre nel cruento scontro col
nemico. Nove anni dopo il giovane e valoroso Tristano, creduto morto dopo una
missione guerresca, viene affidato su una barca adorna di rami alle onde del
mare, secondo le consuetudini funerarie del tempo. Ma Tristano, che non è
morto, approda sulle coste irlandesi e viene soccorso da Isotta, figlia del re
Donnchadn e destinata ad un massiccio e rude uomo d’armi. La giovane se ne
prende cura nascondendolo in una casupola in riva al mare. L’amore travolgente
sboccia fra i due giovani e avrà la conclusione che conosciamo, dopo
l’alternarsi di episodi prevalentemente guerreschi che costituiscono la parte
più mossa del film. L’impegno maggiore di Tristano
e Isotta è stato rivolto all’accurata ricostruzione storica,
sufficientemente attendibile secondo gli stilemi cui ci ha abituato il recente
cinema ambientato nell’età medievale: usi e costumi del tempo, armi,
castelli, scontri col nemico e così via. Con uno spazio narrativo che nel caso
di questo film relega inevitabilmente in secondo piano la struggente, bellissima
storia d’amore fra i due protagonisti, un po’ sbiadita anche per lo scarso
carisma dei due interpreti, Sophia Miles e James Franco, niente più che
corretti, ma penalizzati dal fascino che si sprigiona – grazie alle tante
opere che vi si sono ispirate nel tempo – dai rispettivi personaggi, il cui
“peso” non riescono a sostenere. Perciò il film di Reynolds si allinea ad
altri kolossal recenti, senza proporre particolari novità nella visione che è
il comune denominatore dell’immaginario medievale riscontrabile nel più
recente cinema, come il citato Le
crociate.
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©2006 Vito Attolini; recensione pubblicata in "La Gazzetta del Mezzogiorno"