Il castello delle ombre a cura di Vito Attolini |
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Le recensioni di Vito Attolini |
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The Ninth Gate
Interpreti: Johnny Depp, Lena Olin, Emmanuelle Seigner, Frank Langella, James Russo, Allen Garfield - Francia, 1999
Che cosa si nasconde in un antico libro di invocazioni sataniche? Il diavolo, probabilmente, avrebbe risposto Bresson richiamando il titolo di un suo bellissimo film. Lo pensa (probabilmente) anche Roman Polanski che però ha sempre avuto interesse per tutt'altro tipo di demoni, quelli che di tanto in tanto hanno fatto capolino nei suoi precedenti film del tipo Rosemary's baby e che ora si ripresentano per interposta pagina (di libro, appunto) al fine di presidiare l'ingresso misterioso della "nona porta". Dove questa conduca, non si sa, ma verosimilmente - visto il risvegliato interesse attuale per l'Anticristo - nei dintorni di quest'ultimo. Il traguardo per raggiungerla è preceduto da un intrico di strade che vanno dal Portogallo alla Francia, da librerie antiquarie poco illuminate che emanano sentore di muffa e carta macerata a ricche abitazioni, dalle cui ampie finestre si intravedono le facciate di altissimi edifici illuminati e apparentemente disabitati. è questo il percorso dedaleo che attraversa Dean Corso (l'idolotratato Johnny Depp, frettolosamente innalzato agli altari nonostante i suoi evidenti limiti d'attore) per rintracciare il terzo esemplare esistente al mondo dell'edizione di un libro satanico, uno dei quali ovviamente è quello vero, l'autentico. Balkan, un diabolico collezionista (interpretato da Frank Langella, già Dracula in uno dei tanti film sul famosissimo vampiro) lo vuole ad ogni costo, per fini che allo spettatore saranno rivelati - si fa per dire - solo alla fine, quando, ottenuto finalmente l'agognato volume, un rogo, dal quale Corso scamperà per miracolo, divorerà lui e la sua collezione di libri.
Dean Corso, vecchio marpione nonostante la giovane età, esperto nel non diffusissimo commercio di rarità bibliografiche, è incaricato appunto da Balkan per le ricerche del prezioso esemplare. Questo, nel corso del film, diventa un autentico bottino da film d'azione, sicché la storia demoniaca della Nona porta trapassa in un poliziesco con venature mystery o diventa un mystery con venature poliziesche. Perché, come nei classici del genere, l'oggetto delle brame è causa di sventure e pericoli, incarnati qui principalmente dalla bella vedova (l'ex bergmaniana Lena Olin) di un collezionista di libri che si impicca all'inizio del film: una dark lady esoterica in combutta con un pericoloso killer, che tenta più volte di ammazzare Corso, senza riuscirci, onde impedirgli di impadronirsi dello jettatorio libro. Per fortuna l'intrepido "investigatore" è aiutato al momento giusto dal personaggio più surreale della vicenda, una bella e misteriosa ragazza dagli occhi verdi, presumibile emissaria di forze celesti, creatura sovrannaturale e dolcissima, nonostante la possanza fisica di cui fa spesso mostra (Emmanuelle Seigner, signora Polanski nella vita). Ad onta delle ambizioni metafisiche, cui l'autore è sempre sensibile, La nona porta è soprattutto un giallo, come lo era Frantic da lui girato una decina d'anni fa. Un giallo debitamente involuto - ma l'oscurità è qui giustificata dall'impossibilità per ogni uomo di venire a capo dei misteri sovrannaturali - con momenti di forza degni di un regista come Polanski, nella eccellente prima parte che, magnificamente esaltata dalla fotografia, presenta interni inquietanti e scorci di città ogni angolo della quale, proiettando all'intorno ombre conturbanti, sembra trasudare mistero. Man mano che procede, dimentico dei suoi presupposti surreali, il film d'azione ad inseguimento prende la mano fino a sfociare nell'esagitato e grottesco finale, che ci piacerebbe sapere essere stato imposto al regista dal produttore.
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©2003 Vito Attolini; recensione pubblicata in "La Gazzetta del Mezzogiorno"