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di Lilly Lazzarini (Cuccu'ssétte)
Gli Erculoidi
(The Herculoids)
1967-1969, serie diretta da William Hanna, Joseph Barbera
Prima del successo
internazionale della serie animata He-Man e i dominatori
dell'universo ispirata ai giocattoli 'Masters of the Universe',
le incursioni nel fantasy dell'animazione occidentale si contano
sulla punta delle dita. Tra le rare eccezioni
Gli Erculoidi
(The Herculoids), una produzione Hanna-Barbera che apparve in
televisione nel 1967 e giunse in Italia nei primi anni Ottanta
Fondata a metà degli
anni Cinquanta, Hanna-Barbera si era specializzata nello sfornare
cartoni comici, destinati ai più piccoli, come Orso Yoghi,
Braccobaldo, Lupo de' Lupis, Gli Antenati,
Gianni e Pinotto e molti altri, disegnati con un tratto semplice
e immediato. Sul finire degli anni Sessanta e per tutti i Settanta
proseguì nel filone comico o semiserio recuperando le gag della
slapstick comedy, riproponendole in altri contesti, come le corse
automobilistiche di Wacky Races, il mistery di Scooby Doo,
lo spionaggio di Josie e le Pussicats e Butch Cassidy.
Oppure sfruttavano i protagonisti dei film di successo per adulti
riproponendoli ai ragazzi, come La Famiglia Addams, Fonzie
e la Happy Days Gang, addirittura Frankenstein Junior...
con risultati discutibili. A distanza di molti anni un adulto può
ancora gustare i Flintstones e i Pronipoti, che anticipano la satira
sociale dei Simpson, ma in ogni caso l'umorismo è diretto, facile e
adatto ai bambini.
In queste serie le
battute ironiche sono ridotte a poche sequenze, sembrano un'aggiunta
dovuta , un po' come accadeva negli epiloghi dei telefilm più
popolari, e talvolta sfiorano velati doppi sensi. I combattimenti
evitano rappresentazioni violente troppo esplicite e ovviamente non
ci sono caduti sul campo, tuttavia la trama è avventurosa e gli
scontri occupano buona parte delle vicende. Ogni episodio è
strutturato in modo assai lineare: la situazione iniziale, il
pericolo, la battaglia, il ritorno alla normalità. Le variazioni sul
tema sono rare, ma la formula funziona.
Il rapporto con la
tecnologia è molto ambiguo: Zandor usa la fionda e ha uno scudo in
spalla, e sia lui che la sua famiglia vivono felici senza possedere
strumenti avanzati; si procurano il cibo cacciando, pescando o
raccogliendo frutti, si difendono grazie all'intelligenza, allo
spirito di gruppo, alle capacità che la Natura ha concesso loro. La
tecnologia appartiene invece agli invasori o a bellicose razze
indigene, e viene sempre impiegata per conquistare o distruggere,
mai per realizzare oggetti di utilità quotidiana. La serie celebra
il mito del pioniere, che si costruisce da solo in un mondo vergine;
il sogno di poter far ritorno a una vita semplice, l'utopia del
piccolo gruppo che davanti alle difficoltà si unisce, il credo
indiscusso nella famiglia, il desiderio di meraviglia e c'è sempre
la morale della favola ribadita dalla voce fuoricampo. Accanto a
questi elementi tradizionali, c'è la sottintesa critica alle
speranze riposte nel progresso. Può sorprendere, se si pensa che il
cartone animato nasce in un'epoca e in una Nazione che crede e
celebra la modernità.
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©2013 Lilly Lazzarini