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Le «altre» recensioni

di Lilly Lazzarini (Cuccu'ssétte)


Aminta’s Poem

2012, regia di Max Pozzi & Joe Pastore

 

LA SCHEDA DEL FILM

   

Dante crede fermamente nella reincarnazione, sa di aver vissuto durante il Rinascimento con l'identità di Artemisia, una donna rimasta vittima di una tragedia d'amore e di gelosia, nella quale, insieme a lei, persero la vita il suo amante, scoperto e ucciso in duello da suo marito, e quest'ultimo, trafittosi a vicenda con Artemisia stessa.

Nella speranza di far reincarnare lo spirito di Aminta (il "suo" antico e clandestino innamorato), Dante ha studiato le opere di Nicholas Flamel, di Paracelso e di altri alchimisti e sapienti del passato, rintanato in un rudere in mezzo a un bosco a fare esperimenti sul come riportare in vita i morti. Un giorno si procura il corpo di una giovane donna di nome Isabelle, morta per amore, e prova a rianimarlo per mezzo di incantesimi: la magia ha effetto, la donna resuscita, ma... niente è quello che sembra, in un mondo dominato dalle forze occulte...

Il cortometraggio Aminta's Poem, realizzato da Max Pozzi e Joe Pastore, riserva molte piacevoli sorprese. Pur trattandosi di una produzione indipendente, appare assai curata nella forma, tanto da rivaleggiare con pellicole destinate al grande schermo. I movimenti di macchina sono complessi e si sbizzarriscono in inquadrature inconsuete, al limite del virtuosismo. La fotografia sofisticata valorizza gli ambienti e sottolinea l'espressività dei protagonisti. Il montaggio ha la giusta lentezza, indispensabile per creare il pathos e rendere credibile una vicenda che poteva facilmente scivolare nel ridicolo involontario. La sceneggiatura appare solida, alterna con maestria gli eventi del presente e quelli raccontati nei flashback.

Il computer interviene su ogni fotogramma, ritocca i colori, aggiunge i pochi effetti speciali che accompagnano l'evocazione dello spirito di Aminta. I mezzi digitali sono sfruttati per costruire una vicenda ricca di malinconica poesia, e mai divengono escamotage per tamponare carenze nella sceneggiatura o nella recitazione. Alcuni trucchi sono stati realizzati durante le riprese, come la nebbia che avvolge il cimitero oppure il pallore innaturale del viso della risorta; trattandosi di una storia gotica e non di un horror, la sobrietà è un pregio.

La colonna sonora è davvero suggestiva. I costumi e le armi sono stati prestati da una compagnia di rievocazione storica e da ditte che riforniscono i teatri, e volutamente evitano mode: datare gli eventi significherebbe contestualizzarli, privando la vicenda del suo fascino. Di certo il dramma che innesca la disperata ricerca di Dante avviene nel Rinascimento, mentre il ritorno in vita del corpo di Isabelle è opera di forze sovrannaturali, che sfuggono alle categorie dello spazio e del tempo.


Così il protagonista scrive i suoi appunti con una penna d'oca in un'agenda tascabile, e intanto, fugacemente, le date di nascita e morte sulla tomba profanata indicano che ci troviamo nel 2010, un presente in cui però scienza e magia sembrano poter trovare un punto d'incontro.

Gli attori appaiono a loro agio nei diversi ruoli; anche se traspare un certo "imbarazzo" durante il duello tra Aminta e il marito tradito, l'espressività dei volti e le voci impostate fanno perdonare la manchevolezza. Le buone interpretazioni rendono più credibili le atmosfere del racconto gotico, che gode di numerosi riferimenti colti. Si fanno i nomi degli esponenti più significativi della storia dell'alchimia, a partire dai filosofi greci; viene omaggiato Edgar Allan Poe e la letteratura vittoriana di genere.

Aminta's Poem potrebbe sembrare una pellicola anti cristiana, a uno sguardo superficiale: il sacerdote che celebra il rito funebre per Isabelle si dimostra scostante e non ha una sola parola di amore verso la sfortunata creatura. La magia invece potrebbe apparire un buon mezzo per rimediare ai presunti errori del destino. Purtroppo per Dante, gli incantesimi richiedono anni di studio, lasciano chi li pratica prostrato e indifeso, e possono fallire con conseguenze imprevedibili.

Assai poetica la conclusione: sconfitto l'avversario, i protagonisti possono riabbracciarsi, anche se niente sarà come una volta. Delicato il messaggio: l'amore trionfa a suo modo, è l'unica forza che supera le barriere della fisicità. I corpi in fondo sono solamente contenitori per le anime, in questa bella favola dark che mantiene tutte le promesse dell'incipit.

     

  

 

 

©2013 Lilly Lazzarini

    

 


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