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ultimo aggiornamento: novembre 2011
INDICE
Elisabeth Bathory. La torturatrice | di Angelo Quattrocchi | editore Malatempora | ||||
Sherlock Holmes contro Dracula | di John H. Watson, a c. di Loren D. Estlemang | editore Gargoyle |
Esistono i vampiri? A questa domanda siamo tutti abituati a sentirci rispondere con un rassicurante: no! Dovremmo però ricrederci, perché leggendo questo libro che narra le vicende della contessa Elisabeth Bathory scopriremo che poco di umano aveva questa nobildonna ungherese e molto di vampiresco; la cosa agghiacciante è che nel volume non viene narrata la storia di un personaggio inventato, frutto della fantasia di uno scrittore appassionato di letteratura horror, ma la vita di una nobildonna realmente esistita la cui crudeltà e sadismo superano di gran lunga i racconti immaginari scritti ad arte per spaventare i lettori. Chi era Elisabeth Bathory, soprannominata Contessa Dracula? Abbiamo già accennato al fatto che fosse una nobildonna, nata nel 1560 da una delle più illustri famiglie d’Ungheria. Ebbe un’infanzia contrassegnata da problemi psichici e divenne moglie di un condottiero ungherese anch’egli molto malvagio e sadico.
Tutto ebbe inizio quando un
giorno schiaffeggiando una delle sue serve alcune gocce di sangue
della malcapitata le sporcarono una mano la Bathory credette, in
seguito, che in quel punto specifico della mano la sua pelle fosse
ringiovanita. Chiese agli alchimisti delucidazioni. Costoro, pur di
compiacerla, si inventarono la storia che raccontava di una giovane
vergine il cui sangue aveva avuto effetti analoghi sull'epidermide
raggrinzita di un aristocratico. La Contessa, finì con il
convincersi che fare abluzioni nel sangue di vergini giovani (in
particolare della sua stessa classe sociale), o di berlo, quel
sangue, quando queste fossero state particolarmente avvenenti, le
avrebbe garantito la giovinezza eterna. Si faceva aiutare per compiere i suoi orrendi delitti da delle fattucchiere e da un nano suo servo il quale non esitava a usare ogni espediente pur di trovare nuove vittime per la sua padrona. Il numero delle donne uccise pare essere intorno alle 650 anche se come riportato nel libro pare che questo dato non sia veritiero e la stima precisa del numero dei delitti commessi dalla contessa dovrebbe aggirarsi intorno alle 300 vittime. La scomparsa di tante ragazze generò in giro la voce che le serve della Contessa o comunque le giovani donne che venivano a contatto con lei sparissero e questo fece si che nessuna donna fosse più disponibile ad andare a lavorare al suo servizio.
Le voci arrivarono anche
all’imperatore che decise di mandare dei suoi uomini fidati al
castello per vedere quanto ci fosse di veritiero su quello che si
sentiva dire sul conto della nobildonna. Le scene che gli emissari
del Re si trovarono davanti agli occhi una volta penetrati nelle
segrete del castello furono indicibili c’erano fanciulle quasi tutte
svestite e con sul corpo i segni delle tremende torture subite molte
di esse erano morte dissanguate. La Contessa subendo un regolare
processo venne condannata ad essere murata viva mentre coloro che
l’avevano aiutata a perpetrare le torture alle giovani donne
subirono una fine analoga al male che avevano fatto, ad alcuni venne
mozzata la testa , altri vennero seppelliti vivi altre bruciate sul
rogo con l’accusa di stregoneria.
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Capita a molti di noi, terminata la lettura di un libro, di sentire spesso l’esigenza di acquistarne uno nuovo per rituffarci nelle atmosfere e nei mondi che tanto ci appassionano e - perché no, confessiamolo - ci fanno sognare. Non è facile “rimpiazzare” l'ultimo romanzo la cui lettura ci ha tenuto compagnia nei momenti di relax della giornata, rendendoli più dolci ed appaganti. Con questo scetticismo mi ero recato nella libreria dove sono solito scegliere “cosa mi terrà compagnia” in panciolle seduto sulla poltrona del mio salotto. La mia attenzione fu subito catturata dal libro Sherlock Holmes contro Dracula, di John H. Watson. Nutro un amore smisurato per Dracula il re dei vampiri, il principe delle tenebre, il personaggio creato da Stoker il cui romanzo è stato pubblicato nel 1897; allo stesso modo, non disdegno affatto i racconti di Conan Doyle su Sherlock Holmes, il famoso detective la cui arguzia è nota a tutti; ”vederli” combattere l’uno contro l’altro mi sembrava “troppa manna” caduta dal cielo, al punto da ritenere l’opera una mera trovata commerciale. Ho pensato subito di riporlo nello scaffale dal quale l’avevo preso ma c’era qualcosa di magnetico in quel volume che mi impediva di farlo. L’ho acquistato e appena la quiete della sera è sopraggiunta ho iniziato la lettura della storia, che narra lo scontro epico di quei due personaggi; nella prefazione, mi sono imbattuto in una frase che “consiglia” di non leggere il libro di notte e mentre si è da soli, perché la paura potrebbe impadronirsi dell’incauto lettore che non avesse seguito tale consiglio. Posso dirvi che la frase era veritiera, poiché il romanzo è scritto talmente bene da Loren D. Estleman - questo il nome del suo autore reale - che egli riesce a ricreare con grande maestria le atmosfere di mistero, paura ed inquietudine che si “respiravano” nell’originale Dracula di Stoker. La formula che Estleman usa per descrivere e dipanare gli avvenimenti sotto i nostri occhi è quella della narrazione dei fatti da parte del dottor Watson, il fedele amico di Holmes e compagno di tante avventure del detective più famoso del Regno Unito. Molto bella anche nella finzione letteraria l’idea di porre Watson come l’autore del libro. Lo stile ed il linguaggio del romanzo sono volutamente ottocenteschi. Hestleman descrive con molta precisione la figura di Dracula, il suo aspetto, il suo modo di parlare, tanto da riuscire a farcelo vedere chiaramente come se stessimo guardando un film o, “peggio”, ci trovassimo nella realtà al cospetto del conte transilvano. La sua impressionante forza fisica è in grado di fargli sollevare uno ad uno i poveri marinai membri dell’equipaggio del Demeter (la goletta che porta il nostro in Inghilterra) distendendo completamente le braccia sopra la testa col pesante fardello tra le mani per poi scaraventarlo in mare. Il viaggio ha come epilogo il naufragio della nave sugli scogli di una piccola località marina. Il carico della nave è rappresentato da alcune casse contenenti terra. Solo l’intelligenza di Sherlock Holmes riuscirà con ineguagliabile rapidità a comprendere di trovarsi di fronte non ad un “semplice” e volgare assassino, ma ad una creatura spaventosa, crudele e tremendamente forte, di cui è possibile trovare traccia solo nelle leggende di popoli dell’Est Europa. Holmes forse per la prima volta nella sua carriera di detective dovrà faticare per convincere il fedele Watson della bontà e della fondatezza delle sue straordinarie deduzioni, e tutto questo avverrà sotto gli occhi del dottor Van Helsing, anch’egli uomo astuto ed arguto, che più volte si complimenterà col detective di Baker Street dicendogli: «Noto con piacere che la sua fama è ben meritata».
Sia Dracula che Holmes si
sfideranno utilizzando ognuno le proprie armi; bellissima la frase
del vampiro all’indirizzo del suo odiato rivale: «Scoprirete che ci
sono cose ben peggiori della morte a questo mondo», con Holmes che
col suo solito aplomb risponde: «Le storie sui fantasmi hanno smesso
di spaventarmi da tempo»…
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© 2011 Claudio Magrì
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