Raffaello: Il Principe delle Arti - in 3D
2017, regia di Luca Viotto
Scheda: Nazione: Italia - Produzione: Nexo Digital - Distribuzione: Nexo Digital - Scenografia: Francesco Frigeri - Effetti speciali: Chung Li Alessandro Pai, Daniele Pugni - Formato: Color, documentario - Durata: 90'.
Cast: Flavio Parenti, Marco Cocci, Angela Curri, Vincenzo Farinella, Enrico Lo Verso, Antonio Natali, Antonio Paolucci.
Trama e commenti:
comingsoon.it
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- mymovies.it: «La
vita di Raffaello Sanzio, a partire dalla sua nascita ad Urbino e dall'ambito
familiare, viene seguita nel suo periodo fiorentino e in quello romano
attraverso la presentazione e lettura di 70 opere d'arte di cui più di 40 di
mano del grande pittore. Per la realizzazione di questo film d'arte sono stati
necessari 18 mesi di lavoro di cui 30 di riprese e un team produttivo composto
da più di 100 professionisti con oltre 200 ore di girato e 40 costumi realizzati
su misura.
Lo sforzo produttivo è stato, come si vede, ingente ma non questo non garantiva
di per sé la riuscita del progetto. Che invece c'è ed è piena. A partire
dall'uso del 3D che a un profano potrebbe apparire quantomeno 'strano' nel
momento in cui si porta sullo schermo l'opera non di uno scultore ma di un
pittore.
Utilizzo che invece si dimostra assolutamente efficace. Un esempio può farne
comprendere il valore: nel momento in cui si mettono a confronto Lo sposalizio
della Vergine del Perugino (che fu suo maestro) e quello realizzato da
Raffaello, la possibilità che il 3D offre di separare i piani in cui si
collocano i personaggi, mostra quanto il pittore urbinate a soli 20 anni sapesse
guardare all'opera di chi lo aveva preceduto essendo in grado di andare oltre.
La tridimensionalità mette in assoluto rilievo i gesti, le posture i volti di
coloro che attorniano Giuseppe e Maria rivelando la distanza assoluta tra la
fissità rituale pensata dal Perugino e il rapporto diretto con il reale che
viene ad instaurarsi ad opera di Raffaello.
Avendo come modello di riferimento gli ormai 'classici' sceneggiati televisivi
degli anni Settanta si propongono anche i momenti principali della vita del
pittore contestualizzandoli con grande efficacia negli edifici e nelle città in
cui si svolsero. Questo fa sì che non ci sia la benché minima traccia di
accademismo nella ricostruzione del suo percorso artistico grazie anche agli
interventi di esperti come Vincenzo Farinella (professore associato di Storia
dell'Arte Moderna) per il periodo di Urbino, Antonio Natali (storico dell'arte
che è stato direttore della Galleria degli Uffizi) per la presenza a Firenze e
Antonio Paolucci (che è stato direttore dei Musei Vaticani) per il periodo
legato al Vaticano» (Giancarlo Zappoli).
Plot Summary, Synopsis, Review: IMDb
-
cineuropa.org
-
:
«...18 months of work spent preparing, filming and post-production, 30 days
of filming, 200 hours of footage, a production team comprising over 100 people,
and 40 costumes made to measure, including 10 originals. These are just some of
the statistics on the first ever transposition to film of Raphael’s life and
work. The film recounts the life (and loves) of the artist and analyses over 70
of his pieces, including 40 of the most famous and representative pieces of the
great master of Urbino, who is played here by actor Flavio Parenti.
Raffaello, il principe delle arti also gives us a 3D reconstruction of the
back wall of the Sistine Chapel as it looked in 1519, before the majestic
additions by Michelangelo, and a special chapter on the 10 enchanting tapestries
from therein, which are today kept in the Raphael Rooms of the Vatican Museums,
and were commissioned by Pope Leo X. The film was supported by Antonio Paolucci,
who was director of the Vatican Museums until 31 December 2016, while the
guidelines for the reconstruction were drawn up by Vincenzo Farinella, associate
professor of History of Modern Art at the University of Pisa. “The strength of
the film lies in the fact that it highlights just how extraordinary the artist’s
work is”, says dice Antonio Paolucci, “Sky worked efficiently and clearly. It’s
something which, in our profession, we must do increasingly often as history of
art finally becomes a subject that is accessible to everyone”».