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(Kingdom of Heaven)
di Ridley Scott, 2005
«Le
composizioni musicali sono per natura rappresentazioni di caratteri…la natura
dei modi è infatti diversa, cosicché chi ascolta ne è influenzato in maniera
singolare» (Aristotele, Politica V (VIII) 1340 a38). Interprete
della dottrina dell’éthos, secondo
cui la musica influenzava le coscienze degli uomini, a seconda delle diverse
tipologie di armonia sviluppata, Aristotele è faro che
illumina e sostiene l’analisi che si vuole proporre sul rapporto tematico e
sull’univocità del messaggio, tra la linea narrativa del film Le Crociate
di Ridley Scott e la sua colonna sonora, composta da Hans Zimmer,
nell’episodio dell’uccisione del
templare Reginaldo di Chatillon da parte del musulmano curdo Saladino. Nella
scena del film in cui il Saladino recide la testa del templare Reginaldo di
Chatillon, una composizione musicale strutturata da un impianto tonale minore
sottende la dinamica delle drammatiche movenze dell’azione. Ma
qual è la valenza simbolica di una ricerca formale espressa in tonalità
minore? L’impianto tonale minore nella grammatica musicale è foriero di un
messaggio di profonda inquietudine esistenziale, di angoscia, di timore per
l’eventualità di un dramma: è dunque tematicamente ben accordato al segmento
filmico che ostenta la violenta dipartita terrena di Reginaldo. La composizione, infatti, prevede una base orchestrale che fa da sostrato armonico al mélos dinamicamente più denso e pronunciato del violoncello. L’andamento
lento della linea orchestrale si esprime, prima di pervenire all’assassinio di
Reginaldo, attraverso una sequenza di accordi minori, lugubri, che sembrano
preparare l’evento. Tali accordi vengono delicatamente accennati, con
l’intento del compositore di creare un’atmosfera di tensione patetica, di
suggerire l’idea dell’imminenza di un fatto, carico di negatività. E
se l’armonia orchestrale di sostrato evoca nell’«ascoltatore-spettatore»
del film la percezione di tànatos
nell’immediata contingenza diegetica della trama, il “solo” del
violoncello emerge dall’aura di morte percepita, a significare il canto
espressivo di una densità di sensazioni non fauste. La melodia del violoncello, infatti, si incunea tra intervalli di suono che bene testimoniano la intenzionalità del compositore di far cantare al “suo” violoncello il pàthos della situazione emotiva creata.
Tale
tonalità, per una forma di coincidentia
oppositorum musicale, è agli antipodi
dei valori simbolici della
minore: la tonalità maggiore è espressione di serenità, speranza e
pace, soprattutto se messa a conclusione di una composizione che
“descrive” lentamente ma inesorabilmente la morte. Allora
è logica la domanda: se una speranza di un futuro migliore è
rintracciabile leggendo le strutture armoniche della musica, regista e
compositore della colonna sonora vogliono lanciare un messaggio
concordato? E qual è l’interpretazione da rintracciare nel
messaggio? Come
più volte emerso dalle critiche intorno al kolossal Le Crociate,
il senso del messaggio del film è quello di un pacificismo rivolto
alla condizione odierna della realtà di Gerusalemme piuttosto che
alla realtà storica della Gerusalemme del XII secolo. Il
senso del messaggio è stato anche restituito da una interpretazione
filomusulmana degli eventi, secondo cui i musulmani, nella valutazione
generale dei loro comportamenti, non appaiono esemplificatori di
quella ferinità concretizzata, invece, da una delle componenti
cristiane d’oltremare. Anche la motivazione musicale della composizione in tonalità minore, conclusa da una cadenza finale definita da una tonalità maggiore, può essere espressione di un messaggio che proprio in virtù della simbologia dell’armonia finale vuole comunicare pace e trionfo, almeno momentaneo, nei riguardi di un “templare non esemplare”. J.
S. Bach concludeva i preludi e fughe di impianto tonale minore del Clavicembalo
ben temperato in tonalità maggiore, realizzando la cadenza
finale, poi detta “picarda” o “bachiana”. Con Il
Clavicembalo ben temperato, Bach realizzò un’opera somma di
composizione musicale che attraversava tutte le tonalità e, pervasa
dalla intenzione teleologicamente proiettata dell’autore, affidava
alla risoluzione “maggiore” della
cadenza picarda le speranze, la pace, escatologicamente anelate. Da
Bach a Zimmer fluttua dunque la volontà di assegnare ad una
composizione musicale ed alla sua inattesa conclusione un significato
altro da quello che può apparire, che bisogna percepire e legare alle
riflessioni formulate intorno al film Le Crociate,
nell’intento di costruire una critica sinottica di storia,
letteratura, musica, tecniche cinematografiche che indaghi in
toto la portata, storicamente pericolosa in quanto non sostanziata
dalla storia bensì dalla fantasia, dell’opera cinematografica.
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©2005 Pasquale Bonfitto